Tra omissioni e selezioni, tra metonimie e metafore, quanti libri e quanti film ci vorrebbero per l'elaborazione collettiva di un tema-tabù, onde costruire un ambiente che non abbia paura di affrontare pubblicamente i nodi storici che ci hanno fatto quello che siamo, che hanno determinato, nel profondo, le situazioni e le condizioni nelle quali siamo chiamati oggi a vivere? Per troppo tempo la foiba è stata volta in diniego, rifiuto, vendetta, alibi, giuastificazione, accusa, colpevolizzazione, decolpevolizzazione, giustizia. Sempre in silenzio, sempre in sordina, sempre e solo per gli addetti ai lavori, i panni sporchi si nascondono sotto il teppeto e si tabuizzano. Nel frattempo l'oblio l'ha fatta da padrone, s'è instaurato socialmente ed è diventato parte integrante della trasmissione ufficiale...
Foiba in autunno era un libro da pubblicare, perché aiuta a ragionare e a discutere, rompe i luoghi comuni di una storia ideologica e propagandostica, costruita tutta di "buoni" e di "cattivi" e perciò secondo quegli schemi manichei utili sempre a tutte le caste di potere e a tutti gli equilibri di conservazione.
(Dalla prefazione di Nelida Milani)